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Conclusioni sulle cure omeopatioche

 

(di F. Candeloro - medico omeopata)

Cure omeopatiche: conclusioni
Abbiamo passato in rassegna numerosi argomenti relativi a disturbi e malattie comunemente curate, e curabili, con la medicina omeopatica. Non ci siamo volutamente soffermati, nel corso delle singole schede, sulle modalità di prescrizione e, soprattutto, di ripetizione del rimedio, perché personalmente riteniamo che l'omeopatia, per sue caratteristiche peculiari, si presti molto poco al fai da te, ma richieda una padronanza della metodica che origini da uno studio approfondito e complementare a quello accademico tradizionale, prima, e poi una pratica di anni in cui l'oggettività, nella scelta del rimedio, rappresenti condizione imprescindibile per ogni buona terapia omeopatica. Piuttosto abbiamo cercato di far emergere, nel corso della descrizione dei singoli disturbi, alcuni aspetti comuni che rendono però la prescrizione, anche in acuto, sempre personalizzata a quel determinato caso, e come tale causale e finalizzata alla sua risoluzione.
Per questo motivo abbiamo innanzitutto messo in evidenza l'importanza dell'aspetto costituzionale della persona, perché a seconda di caratteristiche anatomiche ben definite e distintive, già da questa è possibile, anche nei disturbi acuti, rivolgersi a determinati rimedi con maggiore affinità d'azione in certe tipologie umane piuttosto che in altre; successivamente abbiamo cercato di evidenziare il carattere eminentemente dinamico delle cure omeopatiche che, come tali, sono le uniche in grado di adattarsi, di volta in volta, alle modificazioni di stato dei diversi disturbi, arrivando in questa maniera ad anticipare gli aggravamenti degli stessi che, proprio in virtù del naturale dinamismo morboso degli esseri viventi, diventano così più facilmente prevedibili e prevenibili, grazie al carattere altrettanto dinamico delle cure omeopatiche.
Aspetto poi fondamentale di ogni disturbo o malattia a carattere transitorio è individuare l'evento o la situazione scatenante che ha preceduto la sua insorgenza, circostanza questa che è quasi del tutto sconosciuta alla medicina tradizionale: avere, infatti, rimedi che agiscano in relazione alle diverse condizioni climatiche, ambientali e personali che hanno preceduto l'insorgere dei sintomi, significa agire ad un gradino superiore rispetto a possibili fattori, per lo più microbiologici, di norma considerati i principali responsabili di mote affezioni acute, e la cui eradicazione, con terapie anche aggressive, è spesso solo seguita, nella medicina tradizionale, da una maggiore predisposizione alle ricadute.
In definitiva, pertanto, la scelta di un rimedio, in acuto, deve essere fatta in relazione alla possibile circostanza che ha scatenato il disturbo e, in assenza di questa, alle caratteristiche distintive della patologia, definite da modalità di aggravamento e peggioramento, nonché da peculiarità specifiche dei sintomi che, dalla causa esterna - in assenza di questa - ci permettono di passare a curare la condizione interna o predisponente. Utile poi conoscere già in parte la possibile sequenzialità dei rimedi, per prevedere e prevenire futuri aggravamenti insiti nel carattere dinamico di ogni disturbo, anche solo transitorio.
Solamente al termine di un simile e complesso ragionamento si potrà scegliere la diluizione più adatta e la sua più corretta ripetizione, ma ovviamente ci troveremo al termine di un processo difficilmente realizzabile da chi non ha familiarità con concetti – avanzati – di costituzionalismo, miasmi e, in definitiva, di piena conoscenza dell'essere nella sua costituzione originaria, e individuale, e nella sua evolutività patogena. Infine va sfatato anche il fatto che l'omeopatia non abbia effetti collaterali, dal momento che la sua applicazione semplificata porterebbe a ripetere troppo spesso, e troppo a lungo, un rimedio apparentemente terapeutico, ma in realtà ancora solo sintomatico, con il rischio di approfondire i disturbi, o far insorgere sintomi legati proprio alla sperimentazione di quel dato rimedio, sperimentazione che poi è alla base della definizione - omeopatica – di rimedi della natura, prescritti cioè per massima somiglianza con il quadro tossicologico di una sostanza che, somministrata invece a dosi molto basse, è in grado di guarire da quel quadro, così come da altrettanti quadri simili ma naturali.
Scopo ultimo di questo lavoro, è stato quindi fornire all'utente una valida conoscenza dell'omeopatia, della sua finezza investigativa, di quello che la differenza dalla medicina tradizionale, e la fa preferire a questa in numerosi casi, per pervenire non tanto, e ancor meno in maniera autonoma, ad un rimedio naturale alternativo alle medicine tradizionali, ma piuttosto ad un terapeuta completo che abbia compreso, per ogni disturbo, acuto o cronico, cosa effettivamente curare, e quale metodologia di volta in volta preferire (omeopatica o allopatica).
 

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