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"L'essere umano risanato sarà colui che, in un cammino progressivo, avrà riacquistato tutta intera la capacità e la libertà di amare."

Omeopatia: dell'arte di curare e di essere curati
Pensieri e riflessioni sulla medicina omeopatica

Molti guaritori. Tra di essi, pochi, pochissimi, guariti.

Nessuno ci chiede di essere perfetti, e tanto meno lo chiede al medico, se non come conseguenza dell'eccessiva indulgenza per noi stessi. Siamo, però, certamente chiamati ad essere il più possibile autentici, e questo, prima di tutto, proprio per la nostra salute, che deve essere al contempo, e sempre, fisica e mentale.

Non abbiamo alcun potere sulla malattia, e tanto meno sulle sue possibili conseguenze, ma abbiamo potere sulla nostra salute, con la possibilità di affidarla a chi, non senza fatica, ha scelto di farsi sapiente custode della Vita e della sua illimitata capacità guaritrice/autoconservatrice. Ma tutto questo richiede due costi da parte nostra: impegno e gratitudine.

C'è un principio di incorruttibilità che custodisce, di questa esistenza, tutto ciò che è vero ed è destinato a durare per sempre. E così in medicina, la visione olistica della persona, il riconoscimento della sua complessità psicofisica, e dell'origine esistenziale di ogni disturbo o malattia, si oppongono con forza ai tempi di una medicina che non può individuare, così, le sottili differenze tra malati di una stessa patologia, come invece fa l'omeopatia, fin dal tempo di cui si compone ogni singola sua visita.

Rapido in medicina è sinonimo di superficiale, così come lento di profondo. Dobbiamo e possiamo aver bisogno di essere rapidi, a volte, nelle cure, ma tutte le volte che vogliamo perseguire la migliore guarigione possibile, dobbiamo agire in profondità.

L'incontro con un medico, per essere veramente benefico, dovrebbe sempre concludersi, lasciandoci il desiderio di incontrarsi nuovamente con Se stessi.

L'omeopatia ci insegna che ciò che fa male, se preso a piccole dosi, e diluito nello spazio e nel tempo, è curativo.

Fintanto che la gratuità ci avvicinerà al medico, piuttosto che la gratitudine, la guarigione di quell'anima che informa, sostiene e risana, ci verrà preclusa.

E' proprio la maniera di curarsi, e di aderire alle cure, che distingue la persona più evoluta - nella consapevolezza di sé - da chi fa propria la scelta dei molti, del tutto ignari, o quasi, di loro stessi.

Unica alternativa terapeutica è l'omeopatia (ben fatta); tutto il resto, o quasi, è ancora allopatia.

Solo la ricchezza conoscitiva del medico, se frutto di empatia e ricerca anche interiore, può ricondurci al nostro migliore stato di salute.

Coloro che inseguono il sensazionalismo delle terapie, dimenticano che il tempo, quando può tornare a farsi alleato dell'uomo, di ogni buona cura diviene allora parte integrante e sostanziale.

Trattenere le emozioni positive è più dannoso per la salute umana che trattenere quelle negative: perché della persona liberano quella parte di sé, che scaccia via in poco tempo ogni malessere transitorio, e lascia, almeno per un po', solo il piacevole e il sereno.

Imparare ad assaporare la guarigione - cosa che solo l'omeopatia può permetterci di fare - significa guarire comunque presto e bene.

L'omeopatia è un mezzo e non un fine; il fine è l'uomo e la sua salute, ovverosia la vita.

Una cura è alternativa, quando è alternativa la metodologia che sta alla base di ogni sua terapia.

L'incontro con un medico, dovrebbe sempre farci sentire al cospetto della Vita.

La prima somiglianza che cura, è quella tra il medico e il suo paziente: una somiglianza fatta di sottili differenze, che ne escludono l'uguaglianza, ma anche quella superiorità che è eccessiva distanza.

La grandezza di un medico sta spesso nella piccolezza di quanto somministra, arrivando ugualmente a curare presto e bene.

L'incompiutezza delle cure, è sempre incompiutezza dell'amore: del medico, quando le applica senza conoscerle fino in fondo; del paziente, quando le segue, senza volersi conoscere fino in fondo.

Medico, ricerca in te stesso. Paziente, accogli senza se e senza ma, il Medico che è in te stesso.

Nessun medico, e nessuna terapia che da questi provenga, possono guarirci da disturbi e malattie senza il nostro impegno: e così ci avviamo alla salute più desiderabile, quando per prima guariamo dall'allopatia e dal suo errato utilizzo, e poi concediamo all'omeopatia il giusto tempo per far emergere di noi stessi il medico più sopraffine.

L'ultima, ma anche la più importante ed efficace dinamizzazione di ogni rimedio omeopatico, è conferita dal medico - e soprattutto dalla sua sapienza - all'atto di ogni sua prescrizione.

Un vero medico non è colui che promuove un farmaco, una terapia innovativa o una tecnica particolare, ma è chi promuove prima di tutto uno stile di vita e un metodo complesso di diagnosi e cura che sa, per scienza e conoscenza, che per sempre resisteranno al tempo.

Il medico di noi stessi ci richiama alla moderazione, all'attivismo fisico e sociale, alla condivisione di beni e ricchezze, e quando ci ammaliamo perché contravveniamo ai suoi consigli, dobbiamo per necessità rincontrarlo al di fuori di noi stessi.

Il vero medico è un operaio sapiente al sevizio del Creatore della Vita, nel rispetto della sua complessità ed interezza.

Tre sono le regole alimentari che contano veramente: il rispetto della varietà, l'attenzione alle quantità, l'accortezza nelle combinazioni; tutto il resto di quello che vien detto, senza alcuna scientificità, è un modo per illudere alla guarigione quanti di loro stessi conoscono ben poco.

Tra tutte le possibili relazioni umane la più complicata è certamente quella tra un medico e un paziente che è ostinatamente convinto che ogni suo disturbo, o malattia, sia localizzato solo ad un organo o a una sua funzione: qualunque sia il medico, e cioè allopata o omeopata, di certo in questo caso entrambi resteranno sempre vicendevolmente delusi.

Solo quel medico che è in confidenza con la Vita può curare ogni altra forma di umana esistenza: da quella più semplice e banale, che aspira anch'essa - più o meno consapevolmente - all'eccellenza, a quella più complessa ed elevata, che tale eccellenza aspira a mantenere.

L'omeopatia non è magia, ma sopraffine metodologia a sostegno della Vita, in ogni suo sentire e patire.

Eccellenza in medicina non è sinonimo di immediatezza, ma di sapere sempre cosa curar per prima, e come curarlo al meglio.

Eccessiva gratuità o sensazionalismo non saranno mai requisiti fondamentali di una buona medicina: perché impegno, costanza e perseveranza nelle cure, sono gli aspetti essenziali intorno ai quali si struttura ogni guarigione che possa definirsi ottimale.

Se il nostro medico, prima ancora che una medicina o una terapia, non ci elargisce consigli su come rendere stile di vita e comportamenti più confacenti alla nostra salute - entrando spesso premurosamente in contrasto con i nostri voleri - quasi certamente abbiamo sbagliato medico.

Incontrarsi con un medico che, in ogni malattia, sa per conoscenza e buon senso cosa è più benefico per i suoi pazienti, significa potersi ancora riscoprire esseri... amati.

In medicina, non seguire le prescrizioni terapeutiche e i tempi suggeriti - anche per la sola ebrezza di sentirsi trasgressivi - di chi sa, per amore di quella verità che cura senza mai ferire, significa principalmente non seguire più Se stessi.

Banalizzare le cure è banalizzare se stessi, concorrendo ad incrementare disturbi e malattie piuttosto che cominciare a risolverli.

Quando una persona si ammala, la prima medicina è il riposo. La seconda è l'Omeopatia. La terza è riconsiderare il proprio stile e ambiente di vita. Se non può, non vuole o non è sufficientemente convinto di tutto questo, meglio che si curi (o non si curi) con l'allopatia.

La vera malattia dell'essere umano consiste in una serie di manifestazioni sottili e quasi impercettibili, che sfuggono agli osservatori grossolani, ma non ai sopraffini, e che solo una medicina altrettanto sottile e sopraffine saprà curare.

Quando si è convinti della propria e dell'altrui umana pochezza, cui solo il soldo può, o potrebbe, dar lucentezza, le cure scelte non posson che esser ugualmente povere, sebbene a volte illusoriamente molto costose.

Quel paziente che, alla gratuità preferisce la gratitudine, ha già cominciato il suo percorso di guarigione interiore, che presto diverrà anche fisica.

L'omeopatia non aggiunge e non toglie nulla ad un organismo malato: essa semmai, e se lasciata agire, ne rivela la parte migliore, che di ognuno ne è anche la sua cura più efficace.

Buona medicina è solo quel giusto mix di: sapere, esperienza e buon senso.

La consapevolezza di sé è la sola misura del livello socio-culturale della persona, e passa per la sofferenza di sé e la sua adulta sopportazione.

Ciò che più spaventa di molte malattie - più o meno consapevolmente - sono le loro cure, e i tanti medici che le elargiscono con disinvoltura.

Curare e curarsi significano entrambi aver cura.

Quando il medico opera con il cuore compie certamente l'atto medico, in quel preciso istante, più risolutivo, e se il suo operato resta incompiuto o insoddisfacente è allora solo per inadempienza del paziente alle sue cure.

La buona medicina è quella cosa che il medico deve assimilare fino in fondo, e il paziente imparare a frequentare con assiduità; solo così può diventare prelibato medicamento.

L'incontro con un medico che sa, è l'incontro con quella vita che saprà sempre come prendersi cura della nostra vita.

Solo l'Amore può curarci, per nostra, sottile, somiglianza ad esso.

Tra tutte, la malattia più perniciosa è certamente quella in cui, per nostra libera scelta, ci chiudiamo alla Vita e alla sua Bellezza.

La prescrizione è l'atto finale della visita medica, da cui ha inizio il prendersi cura del paziente che, nel tempo, potrà così imparare di nuovo a prendersi cura di Se stesso.

Nelle cure mediche è come nella vita di tutti i giorni: ciò che spesso vorremmo sentirci dire, quasi mai è ciò di cui abbiamo veramente bisogno.

L'alleanza terapeutica è il luogo d'incontro di un medico e di un paziente in cui entrambi assecondano la natura umana, e nulla di loro aggiungono alla cura, che da questa non provenga.

L'organismo tende sempre spontaneamente al miglior stato di salute possibile, e quando da solo non ce la fa, ci fa tendere a quel Medico che sappia Lui come ricondurci ad essa.

La guarigione non è un prodotto che si acquista, ma un processo che si avvia e deve mantenersi nel tempo.

Il processo di guarigione è contenuto in quello, certamente più sofisticato, della creazione, in quanto consiste nel ri-creare le medesime e precedenti condizioni fisiologiche che corrispondono anche al miglior benessere di tutta la persona, così come originariamente pensata e non arbitrariamente vissuta.

La facile accessibilità al medico, e al suo sapere, lo trasforma da autorevole conoscitore-conservatore della vita, attraverso la specie umana, a semplice esecutore di pretese altrui, che nascono dall'ignoranza di sé, e da sé allontanano sempre più.

Sottomettere la propria salute a priorità che non abbiano attinenza con la salute stessa, è già segno di poca salute.

La pretesa di guarire secondo modi e tempi che originano dall'ignoranza di sé, conduce l'essere a quella distorsione da sé che, tra tutte le malattie, è certamente la più inguaribile.

Se nell'incontro con il medico il paziente che esprime le sue sofferenze, avverte solo considerazione e conferme, e nessun dissenso alle sue attese-pretese, è segno certo che di fronte non ha un buon medico.

La salute fisica della persona, e la sua capacità di lasciarsi curare nel rispetto della sua natura, passano inevitabilmente per la sua salute morale e quella del contesto sociale e secolare in cui agisce.

Non sta bene colui che crede di non aver sintomi o disturbi, ma solo chi ha cura - in maniera mai maniacale - della propria salute.

Abbiamo bisogno di bravi medici come l'aria che respiriamo: medici onesti, coscienziosi, sempre un po' più avanti nel pensiero scientifico, che pongano la vita al centro della loro opera. Nessuna ricchezza, solo materiale, potrà mai condurci a loro, così come mai nessun becero sistema socio-assistenziale, ma solo il desiderio di voler provare, e mostrare loro, ancora gratitudine.

Se nell'incontro con il medico il paziente che esprime le sue sofferenze, avverte solo considerazione e conferme, e nessun dissenso alle sue attese-pretese, è segno certo che di fronte non ha un buon medico.

La salute fisica della persona, e la sua capacità di lasciarsi curare nel rispetto della sua natura, passano inevitabilmente per la sua salute morale e quella del contesto sociale e secolare in cui agisce.

Non sta bene colui che crede di non aver sintomi o disturbi, ma solo chi ha cura - in maniera mai maniacale - della propria salute.

Abbiamo bisogno di bravi medici come l'aria che respiriamo: medici onesti, coscienziosi, sempre un po' più avanti nel pensiero scientifico, che pongano la vita al centro della loro opera. Nessuna ricchezza, solo materiale, potrà mai condurci a loro, così come mai nessun becero sistema socio-assistenziale, ma solo il desiderio di voler provare, e mostrare loro, ancora gratitudine.

L'essere umano risanato sarà colui che, in un cammino progressivo, avrà riacquistato tutta intera la capacità e la libertà di amare.

Informazioni supplementari

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